Ascensione

Oggi ho fatto compagnia a Gesù mentre ascendeva in cielo. Era poco dopo mezzogiorno e mi prese una grandissima nostalgia di Dio. Cosa strana, più sentivo la presenza di Dio, tanto più ardente era il desiderio di Lui. All’improvviso mi vidi in mezzo ad una grande schiera di discepoli e di Apostoli. C’era anche la Madonna. Gesù stava dicendo che andassero in tutto il mondo «insegnando nel Mio nome». Poi stese le braccia, li benedisse e scomparve in una nuvola. (Diario 1710)

Ecco, penso ai tuoi discepoli, mesti e spaesati che guardano in su verso quel cielo che ti ha sottratto per sempre ai loro sguardi. E’ vero, Tu li avevi preparati a quel distacco e per consolarli avevi promesso loro che avresti mandato il Paraclito, lo Spirito Santo: Ma loro, come potevano capire? Non avevano nemmeno capito quando gli avevi preannunciato la tua morte, una morte che non sarebbe stata la fine, ma al contrario, un nuovo inizio, una radicale trasformazione dell’umanità corruttibile e finita in qualcosa di diverso: un corpo trasfigurato ed eternamente bello! Poveri discepoli, come potevano immaginare che parlavi di resurrezione! Loro, che ti avevano visto operare cose inimmaginabili come ridare la vista ai ciechi, rimettere in piedi gli infermi e persino riportare in vita i morti, non riuscivano a stare dietro a tutti questi eventi, soprattutto non erano capaci di prendere la tua Parola nella loro vita, di farne un nutrimento, una finestra attraverso la quale guardare il mondo e gli uomini che si agitano nel mondo. Ti amavano sì, come potevano non amarti, ma spesso restavano attoniti, balbettavano parole come bambini e protestavano quando sembravi non curarti del potere che avevi, ma al contrario ti ostinavi a mostrare loro il tuo volto di servo degli uomini, di tutti gli uomini. Nell’orto degli ulivi ti avevano seguito i fedelissimi, li avevi scelti perché il loro affetto per Te era così palpabile e per una volta avresti voluto poterti riposare in quel affetto, godere della loro presenza di amici veri. Gli amici sanno esserci al momento giusto, ci sarebbero stati per Te in quella sera di lacrime e sangue, quando il Padre tuo ti porgeva il calice più amaro che mai più avresti bevuto. Ma Pietro, Giovanni e Giacomo si assopirono tra gli ulivi e continuarono ad ignorare le tue richieste di vicinanza, non ce la facevano proprio a vegliare insieme a Te! Signore, solo sei salito lungo il calvario, solo sei rimasto sulla croce, mentre anche il cielo si chiudeva sul tuo capo bellissimo e trafitto! Ma poi Tu nel sepolcro non ci sei rimasto più di tre giorni, Tu hai rotolato quella pietra che voleva toglierti allo sguardo di chi ti amava, hai lasciato che gli occhi pieni di lacrime della Maddalena si fermassero un attimo a contemplarti nel tuo abito di Risorto e sei partito in fretta per andare dai tuoi, per portare loro il tuo dono più grande: “Pace a voi!” E allora penso che se in tre anni di sequela avevano imparato molto da Te, in quei quaranta giorni regalati avranno appreso molto di più! Si saranno finalmente fidati di quel progetto incomprensibile e rischioso, avranno avuto la conferma che era valsa la pena lasciare tutto per seguirti. Sì, perché Pietro lo aveva capito per primo e anche loro avevano capito che Tu eri il Figlio Unigenito di Dio; persino Tommaso si era gettato ai tuoi piedi, mormorando: “Mio Signore e mio Dio!”. Quel tempo sospeso prima della tua Ascensione al cielo è stato un tempo straordinario, fatto di gesti, oltre che di parole, di pesce arrostito sulla riva, di pane spezzato e di vino versato nello stesso calice, uno per tutti. Chissà, forse pensavano che non te ne saresti andato mai più, non volevano credere a quel addio con cui li preparavi al congedo definitivo. Ecco, pensavo che io sono stata per tanto tempo come i discepoli nel momento della tua Ascensione, a guardarti mentre ti allontanavi inesorabilmente dalla terra e io lì, a scrutare le nuvole e non vedere che nuvole e cielo e sentirmi così sola e persa! Quante volte guardo al cielo, lo scruto e invoco un segno, anche insignificante che mi dica che ci sei, che non mi lasci davvero da sola, che non ti importa di quanto sia debole e imperfetta, perché Tu mi hai scelta per essere con Te! Non ho ancora fatto il passo decisivo, quello di volgere lo sguardo dentro di me dove Tu hai posto il tuo indelebile sigillo, lo Spirito Santo che prega in me e mi ricorda tutto quello che hai fatto per me fin dal momento del mio concepimento. Sì, a volte mi affaccio oltre l’abisso e ho la certezza che ci sei, che non te ne sei mai andato, malgrado le mie tante infedeltà, ma poi torno a guardare in su, naso all’aria, cerco segni, balbetto proprio come i discepoli impauriti che corrono a rinchiudersi nel cenacolo perché credono che lì saranno al sicuro. Ora Signore, perdona la mia vigliaccheria. Perdonami perché torno a rinchiudermi nel cenacolo, a volte sbircio fuori, ma ho troppa paura e invece vorrei essere tanto coraggiosa, per Te e per coloro che amo (o cerco di amare). Penso spesso a Te addormentato nella barca sbattuta dalle onde del mare in tempesta e i discepoli a scuoterti: “Signore, non ti importa che moriamo?”. Eccome, se ti importa! Vorrei lasciarti dormire, anziché continuare ad importunarti con le mie paure e richieste, ma vedi bene di che pasta sono fatta! Permettimi allora di donarti il mio cuore: se lo farai simile al tuo, forse vi troverai riposo e il mondo sarà più giusto e più in pace.

Monica apostola Faustinum di Lussemburgo