II Domenica di Pasqua

“Desidero che la prima domenica dopo Pasqua sia la Festa della Mia Misericordia” (Diario, 49). La festa della Misericordia è uscita dalle Mie viscere; desidero che venga celebrata solennemente la prima domenica dopo Pasqua. L’umanità non troverà pace finché non si rivolgerà alla sorgente della Mia Misericordia (Diario, 699)

Oggi è la domenica “della divina misericordia”, (come venne stabilito dal santo papa Giovanni Paolo II durante il giubileo del 2000) dove la Chiesa ci invita a contemplare il mistero della Misericordia Divina. Il motivo di questa intitolazione è implicito nel vangelo (Giovanni 20, 19-31): manifestandosi loro risorto, Gesù dà agli apostoli un comando: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi”. A queste parole viene spontaneo chiedersi: mandati dove?  a fare cosa? La risposta porta a scoprire il senso della Chiesa: Gesù l’ha voluta, per annunciare a tutti gli uomini, di tutti i tempi, la sua morte e risurrezione; vale a dire, la salvezza da lui compiuta, perché gli uomini non rimangano prigionieri della morte spirituale. Di qui le parole: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”. Li manda dunque a proclamare la sua infinita misericordia. Mistero profondo, e tremenda responsabilità! Dio ha voluto aver bisogno di uomini per raggiungere gli altri uomini; di più, ratifica in anticipo le loro decisioni. E’ pur vero che assicura loro lo Spirito Santo, cioè la costante assistenza divina: ma il pensiero che la misericordia di Dio si consegna in fragili e indegne mani umane, fa tremare le vene e i polsi di chi è chiamato ad amministrarla. 

La pericope evangelica ci dice anche qual è la condizione per fruire della misericordia divina. L’evangelista dichiara di aver scritto “perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”. E poco prima, narrando il celebre episodio dell’incredulità di Tommaso, invitato dal Risorto a toccare le ferite per cui era morto, del Risorto riferisce le consolanti e insieme inquietanti parole: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”. ‘Perché crediate’, ‘Quelli che hanno creduto’… la fede, dunque, è la condizione per essere perdonati e “avere la vita.Tra “quelli che non hanno visto” e tuttavia sono invitati a credere ci siamo anche noi. L’episodio di Tommaso ci riguarda, ci coinvolge, porta a interrogarci: credo, io, che Gesù non è soltanto un uomo vissuto duemila anni fa, ma è, oggi e sempre, il Cristo salvatore, il Figlio di Dio che interpella me, personalmente me, e mi dichiara beato se lo riconosco? Io non ho visto, non ho toccato: posso nondimeno fidarmi di quanto è stato scritto e viene continuamente annunciato? Posso dirmi davvero cristiano, malgrado i miei dubbi, le mie oscurità, le mie infedeltà ? Tommaso diventa allora la figura del discepolo di ogni tempo, che non ha scoperto la tomba vuota e non ha vissuto le apparizioni del risorto, che mette in dubbio la parola annunciata ed esige le prove di convalida. La sua richiesta è segno di incredulità: se l’azione di Dio, di cui la resurrezione è la più alta espressione, fosse verificabile empiricamente, Dio non sarebbe Dio. Gesù invece indica a Tommaso la via concreta della fede: “Avvicina il tuo dito e guarda le mie mani; avvicina la tua mano e mettila nel mio costato e non essere incredulo, ma credente”. I segni che Tommaso esige per credere li ha sotto gli occhi e a portata di mano ogni giorno: l’assurdo è volerli giudicare solo con la propria logica umana. Occorre “diventare credenti”, umili, spogliarsi della propria arroganza, toccare la concretezza della debolezza della carne umana e lasciarsi condurre nel mistero dell’Amore di un Dio che si abbassa per risorgere. “Mio Signore e mio Dio” è la confessione di fede più alta di tutto il Nuovo Testamento, non un’affermazione astratta, ma una relazione vissuta da chi credendo l’Amore, tocca la carne e vede la gloria, guarda il crocifisso e sperimenta il risorto. E questo, ormai, accade ogni giorno, ogni attimo: chi ascolta la sua parola, diventa credente e vede Lui, il Signore, Dio, che risorge dentro la carne di ogni uomo che egli ama.