San Giuseppe, uomo misericordioso e custode della Misericordia

«San Giuseppe mi ha chiesto di avere per lui una devozione continua.
Lui stesso mi ha detto di recitare ogni giorno tre preghiere assieme al “Memorare”.
Mi ha guardato con molta cordialità e mi ha fatto conoscere quanto appoggia
quest’opera e mi ha promesso il Suo aiuto particolarissimo e la sua protezione.
Recito ogni giorno le preghiere richieste e avverto la sua speciale protezione»
(D. 1203).

San Giuseppe e la misericordia. Un “connubio” inusuale; siamo abituati a pensare e ad invocare tante volte la sua Sposa come Madre o Regina “di Misericordia” o “della Misericordia”. Eppure anche san Giuseppe ha un aspetto singolare e non secondario che lo lega alla Misericordia e lo contraddistingue come “uomo misericordioso”.

Nella bolla d’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia, Papa Francesco ci invita a estendere la nostra preghiera ai santi che «hanno fatto della misericordia la loro missione di vita» (Misericordiae vultus 24). Perché dunque non pensare a san Giuseppe, il più grande fra i santi, in quanto è stato sposo della Madre della Misericordia e padre terreno di Gesù Cristo, Misericordia infinita? Qual è dunque il legame tra il Santo artigiano di Nazaret e la Misericordia?

Ad aiutarci nella riflessione è proprio il testo della Misericordiae Vultus di Papa Bergoglio.

Intravediamo due cose riguardo a san Giuseppe: la sua intimità con la Misericordia e il suo essere uomo misericordioso.

Partiamo con la prima caratteristica: l’intimità di san Giuseppe con la Misericordia.

Papa Francesco nella MV1 ci dice che «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre» e «nella pienezza del tempo» (Gal 4, 4) questa misericordia si rivela pienamente nella persona di Cristo proprio nella casa-bottega di Giuseppe. «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza» (MV2). Ebbene, san Giuseppe, il santo del silenzio, per quasi trent’anni è stato intento a contemplare il mistero misericordioso del Padre che si è realizzato con l’Incarnazione del Verbo, fondamento della Redenzione. Il suo ruolo di Padre di Gesù e di Sposo della Madre di Dio, gli ha permesso non solo di essere il beneficiario della misericordia e della salvezza promesse dal Padre per mezzo del suo Figlio Gesù, ma anche di farsi un umile servitore saggio e fedele, ministro obbediente e premuroso. Giuseppe è stato il guardiano, il custode della misericordia, il testimone oculare, il depositario. È colui che, insieme a Maria, può indicarci la via “alla” e “della” misericordia perché tutta la vita “privata” o “nascosta” di Gesù è affidata alla sua custodia.

Una tale intimità e vicinanza col Mistero non poteva altro che infondere nel cuore di san Giuseppe quella gioia, serenità e pace di cui parla proprio Papa Francesco nella Misericordiae Vultus. Il silenzio di san Giuseppe, il non pronunciare parole, svela il suo profilo interiore. È un silenzio che dà spazio alla contemplazione della Parola: cuore, corpo, vita… tutto intento a guardare il “Volto della Misericordia”, a contemplare quel Gesù che riposava sulle sua braccia paterne, o che giocava sulle sue ginocchia, o che obbediente gli lavora accanto al suo banco di artigiano.

Passiamo così alla seconda caratteristica del nostro santo: Giuseppe “uomo di misericordia”.

Egli ci viene presentato come “uomo giusto” (cf. Mt 1,19) e in quanto tale, è anche misericordioso. Anzi, è proprio questa giustizia, che gli viene riconosciuta dallo Spirito Santo nei vangeli, a renderlo anche misericordioso. Santo, pio osservante della Legge, rispettoso, queste ed altre caratteristiche sono racchiuse nella “giustizia” di san Giuseppe; di conseguenza, allora, a maggior ragione, possiamo includere anche il suo atteggiamento e il suo comportamento misericordiosi.

Usò misericordia con Maria evitando il ripudio non perché sospettoso ma in quanto nutriva un sacro timore riverenziale per lei. Usò misericordia anche con Gesù stesso. Immaginiamolo, per un attimo, alla sera della vita, quando saremo giudicati sull’amore; in quell’istante sentiremo da Cristo le seguenti parole: «Bene, servo buono e fedele… sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone (Mt 25, 21) perché: avevo fame e sete e mi hai nutrito e dissetato, ero nudo e forestiero e mi hai vestito e trovato un alloggio, ero malato e mi hai curato (cf. Mt 25); grazie alla tua giustizia e istruzione paterna mi hai cresciuto ed educato a consigliare i dubbiosi, ad insegnare agli ignoranti, ad ammonire i peccatori, a consolare gli afflitti, a perdonare le offese, a sopportare pazientemente le persone moleste, a pregare mio Padre che è nei cieli per i vivi e per i morti». E dopo queste parole, la Chiesa intera cos’altro potrebbe dire? “Ecco il servo saggio e fedele, diremmo tutti, che il Signore ha posto a capo della sua famiglia” (cf. Lc 12, 42).

Questo non vuole essere uno sterile e sentimentale fervorino. Diversi testi di spiritualità Giuseppina trattano della misericordia di san Giuseppe, l’uomo misericordioso; anche lui ha fatto della misericordia una missione di vita perché l’ha vissuta soprattutto con la fonte della Misericordia, Gesù Cristo, Figlio del Padre misericordioso, nato dalla sua Sposa. Insieme a Maria ha conosciuto direttamente il mistero di Dio fatto uomo; tutto nella sua vita è stato plasmato dalla presenza della Misericordia fatta carne. Scelto per essere in terra il padre del Figlio di Dio, san Giuseppe è stato chiamato a essere custode degli inizi della nostra redenzione.

Rivolgiamoci, dunque, a lui, guardiamo il suo esempio e, come santa suor Faustina, affidiamoci alla sua intercessione: ci renda degni di contemplare il volto della misericordia, suo Figlio Gesù. Un “fiat”, quello di Giuseppe, non pronunciato da parole ma segnato da opere di misericordia; diventiamo, quindi, suoi apprendisti; impariamo da san Giuseppe ad essere “operai di misericordia” verso i nostri fratelli. Attraversiamo la porta dell’officina di Nazaret dove la Misericordia di Dio ha visto “l’umiltà del suo servo” (cf. Lc 1, 48), ha preso dimora per trent’anni presso la sua casa “sottomettendosi” alla sua custodia (cf. Lc 2, 51). «Ite ad Joseph» (Gn 41, 55) disse il faraone al suo popolo; “Andate da Giuseppe” dice il Signore a tutta la Chiesa. Sì, andiamo sempre da Giuseppe, l’uomo giusto e misericordioso, assorto a contemplare in terra ed in cielo il volto di Cristo, Misericordia infinita e conosceremo anche noi, come suor Faustina, il Suo aiuto particolarissimo e avvertiremo la sua speciale protezione (cf. D. 1203).

                                                                                 

Fr. Francesco Di Nanna
Membro “Faustinum” di Bari