XXII Domenica T.O. (Anno A)

Vangelo secondo Matteo (Mt 25, 1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: “Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi.
Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene.
Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa.
Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora”.

La parabola che Gesù narra nella pericope evangelica che la Chiesa propone in questa XXXII Domenica del T.O. è ricchissima di suggestioni per la nostra vita. Gesù prende in prestito l’immagine di una festa di nozze, per esortare i discepoli a vigilare nell’attesa del suo ritorno. Il discepolo non deve lasciarsi sorprendere sprovveduto dell’olio nella sua lampada, riferimento ad una fede operosa e concreta vissuta nella vigilanza e nel servizio dei fratelli.  Lo  “sposo”  cui le vergini vanno incontro è chiaramente una metafora dello stesso Gesù. E’ lui  lo sposo della Chiesa. La sposa non viene affatto menzionata, e questo lascia pensare che le dieci “vergini” la rappresentino in maniera corporativa, rappresentino cioè la Chiesa tutta, che nella globalità dei suoi membri è definita come la Sposa di Cristo. Scrive infatti san Paolo : “…vi ho promessi infatti a un unico sposo, per presentarvi a Cristo come vergine casta“ (2 Cor 11, 2). Queste vergini vengono però distinte in “stolte” e “sagge” . Le prime si trovano sprovviste di olio per accendere la lampada al momento dell’arrivo dello sposo mentre le seconde sono state più furbe, hanno avuto la saggezza di non lasciare nulla di  impreparato. Questo è un tema che si ripresenta spesso in Matteo: la Chiesa è un corpo misto e in essa convivono il grano e la zizzania, i pesci buoni e quelli cattivi e alla fine tutto sarà sottoposto al giudizio. Da notare che Matteo sottolinea il fatto che tutte le vergini si addormentano. La differenza sta nell’atteggiamento che guida le vergini sagge. “Il peccato delle stolte è solo di non essersi premunite di olio, una disattenzione, una banale distrazione che però, nel momento cruciale del racconto , non può più essere rimediata. La risposta delle prudenti ce le può anche fare apparire antipatiche, ma è un modo per dire che, nel giudizio finale, nessuno è più in grado di fare qualcosa per un altro: ognuno deve rispondere di sé” (A. Mello). Gesù non viene solo al termine della nostra vita ma viene in ogni istante e vuole trovare i suoi discepoli impegnati nella vigilanza, nel servizio e nel dono di sé ai fratelli. La lampada nelle nostre mani deve essere sempre tenuta accesa e alimentata dall’olio dell’amore operoso e vigilante. Così infatti disse Gesù a Santa suor Faustina esortando a vigilare tenendosi pronti nella fede : “29.XII.1936.Oggi dopo la santa Comunione ho udito una voce nell’anima: Figlia Mia, vigila, poiché verrò inavvertitamente. Gesù, non vuoi dirmi l’ora che attendo con tanta nostalgia?. Figlia Mia, per il tuo bene lo saprai, ma non ora, vigila” (Diario 854). Cogliamo anche noi in questa domenica l’invito che ci viene dal Vangelo e dalle parole di Santa Faustina. Chiediamo nella preghiera al Signore Gesù di concederci quella nostalgia bruciante che ardeva per Lui nel cuore di Santa suor Faustina. Vigiliamo tenendoci pronti nell’attesa della venuta del Signore nella nostra vita, preludio e caparra del giorno ultimo, quando siederemo al banchetto di nozze dell’ Agnello. Amen.