„Il secondo vocabolo , che nella terminologia dell’Antico Testamento serve a definire la misericordia, è rahamim. Esso ha una sfumatura diversa dal termine hesed. (…) Rahamim , già nella sua radice, denota l’amore della madre (rehem = grembo materno). Dal più profondo e originario vincolo, anzi dall’unità che lega la madre al bambino, scaturisce un particolare rapporto con lui, un particolare amore. Di questo amore si può dire che è totalmente gratuito, non frutto di merito, e che sotto questo aspetto costituisce una necessità interiore: è un’esigenza del cuore. E una variante quasi «femminile» della fedeltà maschile a se stesso, espressa dalla hesed. Su questo sfondo psicologico, rahamim genera una gamma di sentimenti, tra i quali la bontà e la tenerezza, la pazienza e la comprensione, cioè la prontezza a perdonare. L’Antico Testamento attribuisce al Signore appunto tali caratteri” (Dives in misericordia, nr 4).
Prova a immaginare la tenerezza di una madre verso il suo bambino, soprattutto se è molto piccolo, e quindi completamente dipendente da lei. Quanto amore, cura e tenerezza c’è in questo rapporto speciale, ed è solo un minimo paragone rispetto all’amore misericordioso che ha Dio per ciascuno di noi. Dio misericordioso è un Padre pieno di tenerezza e dolcezza che non può passare accanto a Suo figlio con indifferenza, anche se questo si allontana da Lui.
Cosa provi quando pensi a un Dio pieno di amore tenero e premuroso per te? Qual è l’immagine di Dio nel tuo cuore?
Riesci a immaginarti tra le sue braccia che ti stringe con amore, soprattutto quando torni a Lui pentito nel sacramento della penitenza e della riconciliazione?
“Dato che conosco la Tua Misericordia, per questo mi accosto a Te, o Gesù, poiché verrà a mancare la mia miseria prima che si esaurisca la pietà del Tuo Cuore” (Diario, 1827).
„Mi porti nel grembo della Tua Misericordia e mi perdonerai sempre, quando con cuore contrito T’implorerò di perdonarmi” (Diario, 1332).